Iside, la dea egizia che attraversò il Mediterraneo

Dopo essersi proclamato re d’Egitto alla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., Tolomeo I si propose immediatamente di unire la nuova élite macedone con la popolazione egizia autoctona. La religione era senza dubbio lo strumento più efficace per raggiungere quest’obiettivo e così il monarca decise d’istituire un culto ibrido in cui potessero sentirsi accolti tutti gli abitanti del suo regno.Due sacerdoti, l’egizio Timoteo e l’eleusino Manetone, crearono quindi la figura di Serapide, un dio che avrebbe riunito in sé le caratteristiche essenziali di Osiride, il dio egizio dell'oltretomba, e alcuni elementi rituali ispirati ai grandi misteri di Eleusi, un culto greco riservato agli iniziati e legato a Demetra, la dea della fertilità. Questa nuova divinità avrebbe anche avuto le caratteristiche di Zeus (il padre degli dei ellenici), di Ade (il dio greco degli inferi) e di Asclepio (divinità legata alla medicina). La sua compagna sarebbe stata Iside, fino ad allora sposa di Osiride. L’astuto tentativo di Tolomeo però fallì: gli egizi continuarono a venerare Iside come avevano fatto durante il lunghissimo periodo faraonico e non dimostrarono un particolare attaccamento al nuovo dio Serapide, che non riuscì a soppiantare Osiride nell’immaginario religioso locale. Invece fuori dai confini dell’Egitto la nuova famiglia divina avrebbe avuto un’enorme fortuna nella storia religiosa di tutto il Mediterraneo. La dea di una dinastia Il successo del nuovo culto di Iside è strettamente legato all’espansione dell’influenza dei Tolomei in tutto il Mediterraneo orientale, dalla Siria e dalla Palestina alla costa occidentale dell’Anatolia e dalle isole dell’Egeo alla Grecia continentale. Alessandria, la capitale dell’Egitto, era un centro economico e commerciale di grande rilevanza attraverso cui transitavano le relazioni diplomatiche, militari e commerciali di tutto il Mediterraneo.I mercanti alessandrini erano soliti rendere omaggio ai loro dei nel caso di affari proficui e sotto questo aspetto Iside e Serapide godevano di grande stima, perché erano considerate divinità protettrici e dispensatrici di salute e ricchezza. Serapide portava in testa un modio, una misura di capacità che simboleggiava la produzione agricola. A Iside, invece, era attribuito il ruolo di protettrice dei marinai in veste di Iside Pharia, patrona del faro di Alessandria. La dea raggiunse un tale successo che tutti gli anni le venivano dedicate le feste di apertura della stagione nautica, note nel mondo romano come Navigium Isidis, la “nave di Iside”. Nel corso di questo rito, che si svolgeva il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, la statua della dea veniva portata in processione, quindi caricata su una barca e gettata in mare. Forse le origini del nuovo culto erano state umili, ma poco a poco Iside e le altre divinità a lei connesse, note come la gens isiaca (“famiglia di Iside”), guadagnarono santuari, fama e prestigio.Serapide si stabilisce a DeloIntorno alla prima metà del III secolo a.C. un sacerdote di Menfi di nome Apollonio sbarcò sull’isola di Delo con l’intenzione di fondare un santuario dedicato a Serapide. L’isola era considerata il luogo di nascita di Apollo e vi erano custoditi i tesori delle città alleate di Atene nella Lega di Delo. In quel periodo rappresentava anche un importante centro per la tratta degli schiavi e accoglieva mercanti provenienti da ogni parte del mondo, desiderosi di commerciare proficuamente sotto la tutela dei propri dèi. Le autorità locali accettarono di buon grado la costruzione di santuari dedicati alle divinità straniere, perché la ricchezza dell’isola dipendeva proprio dalla presenza di questi forestieri. La conclusione di un buon affare favoriva il culto degli dei che avevano propiziato l’accordo, e questo valeva anche per i riti stranieri – come nel caso della dea siriana Atargatis, che disponeva di un proprio santuario. È in questo contesto che Apollonio decise di erigere un tempio a Serapide, su presunta richiesta dello stesso dio. Verosimilmente quella di Apollonio non fu un’iniziativa individuale. Il suo status sacerdotale facilitò l’accordo con le autorità religiose locali per l’edificazione del santuario. Inoltre, il culto di Iside e Serapide era patrocinato dai Tolomei e questo ne faceva un emblema della loro egemonia. Le azioni di Apollonio vanno dunque inquadrate nell’ambito della propaganda politica promossa dalla nuova dinastia egizia, che non imponeva direttamente la fondazione di nuovi santuari, ma appoggiava apertamente i gesti di devozione compiuti dai privati. Fino alla Spagna romanaIl santuario di Delo non fu il primo dedicato a Iside fuori dall’Egitto. Ci sono infatti testimonianze della presenza della divinità ad Atene, dove già nel IV secolo a.C. l’oligarchia locale ricopriva alcune cariche sacerdotali del culto di Iside. Anche molte altre città della Grecia continentale, delle isole dell’Egeo e della costa occidentale dell’Anatolia adottarono Iside e la gens isiaca nei rispe

Gen 14, 2025 - 10:54
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Iside, la dea egizia che attraversò il Mediterraneo

Dopo essersi proclamato re d’Egitto alla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., Tolomeo I si propose immediatamente di unire la nuova élite macedone con la popolazione egizia autoctona. La religione era senza dubbio lo strumento più efficace per raggiungere quest’obiettivo e così il monarca decise d’istituire un culto ibrido in cui potessero sentirsi accolti tutti gli abitanti del suo regno.

Due sacerdoti, l’egizio Timoteo e l’eleusino Manetone, crearono quindi la figura di Serapide, un dio che avrebbe riunito in sé le caratteristiche essenziali di Osiride, il dio egizio dell'oltretomba, e alcuni elementi rituali ispirati ai grandi misteri di Eleusi, un culto greco riservato agli iniziati e legato a Demetra, la dea della fertilità. Questa nuova divinità avrebbe anche avuto le caratteristiche di Zeus (il padre degli dei ellenici), di Ade (il dio greco degli inferi) e di Asclepio (divinità legata alla medicina). La sua compagna sarebbe stata Iside, fino ad allora sposa di Osiride. 

L’astuto tentativo di Tolomeo però fallì: gli egizi continuarono a venerare Iside come avevano fatto durante il lunghissimo periodo faraonico e non dimostrarono un particolare attaccamento al nuovo dio Serapide, che non riuscì a soppiantare Osiride nell’immaginario religioso locale. Invece fuori dai confini dell’Egitto la nuova famiglia divina avrebbe avuto un’enorme fortuna nella storia religiosa di tutto il Mediterraneo. 

La dea di una dinastia 

Il successo del nuovo culto di Iside è strettamente legato all’espansione dell’influenza dei Tolomei in tutto il Mediterraneo orientale, dalla Siria e dalla Palestina alla costa occidentale dell’Anatolia e dalle isole dell’Egeo alla Grecia continentale. Alessandria, la capitale dell’Egitto, era un centro economico e commerciale di grande rilevanza attraverso cui transitavano le relazioni diplomatiche, militari e commerciali di tutto il Mediterraneo.

I mercanti alessandrini erano soliti rendere omaggio ai loro dei nel caso di affari proficui e sotto questo aspetto Iside e Serapide godevano di grande stima, perché erano considerate divinità protettrici e dispensatrici di salute e ricchezza. Serapide portava in testa un modio, una misura di capacità che simboleggiava la produzione agricola. A Iside, invece, era attribuito il ruolo di protettrice dei marinai in veste di Iside Pharia, patrona del faro di Alessandria. La dea raggiunse un tale successo che tutti gli anni le venivano dedicate le feste di apertura della stagione nautica, note nel mondo romano come Navigium Isidis, la “nave di Iside”. Nel corso di questo rito, che si svolgeva il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, la statua della dea veniva portata in processione, quindi caricata su una barca e gettata in mare. Forse le origini del nuovo culto erano state umili, ma poco a poco Iside e le altre divinità a lei connesse, note come la gens isiaca (“famiglia di Iside”), guadagnarono santuari, fama e prestigio.

Serapide si stabilisce a Delo

Intorno alla prima metà del III secolo a.C. un sacerdote di Menfi di nome Apollonio sbarcò sull’isola di Delo con l’intenzione di fondare un santuario dedicato a Serapide. L’isola era considerata il luogo di nascita di Apollo e vi erano custoditi i tesori delle città alleate di Atene nella Lega di Delo. In quel periodo rappresentava anche un importante centro per la tratta degli schiavi e accoglieva mercanti provenienti da ogni parte del mondo, desiderosi di commerciare proficuamente sotto la tutela dei propri dèi. 

Le autorità locali accettarono di buon grado la costruzione di santuari dedicati alle divinità straniere, perché la ricchezza dell’isola dipendeva proprio dalla presenza di questi forestieri. La conclusione di un buon affare favoriva il culto degli dei che avevano propiziato l’accordo, e questo valeva anche per i riti stranieri – come nel caso della dea siriana Atargatis, che disponeva di un proprio santuario. È in questo contesto che Apollonio decise di erigere un tempio a Serapide, su presunta richiesta dello stesso dio. 

Verosimilmente quella di Apollonio non fu un’iniziativa individuale. Il suo status sacerdotale facilitò l’accordo con le autorità religiose locali per l’edificazione del santuario. Inoltre, il culto di Iside e Serapide era patrocinato dai Tolomei e questo ne faceva un emblema della loro egemonia. Le azioni di Apollonio vanno dunque inquadrate nell’ambito della propaganda politica promossa dalla nuova dinastia egizia, che non imponeva direttamente la fondazione di nuovi santuari, ma appoggiava apertamente i gesti di devozione compiuti dai privati

Fino alla Spagna romana

Il santuario di Delo non fu il primo dedicato a Iside fuori dall’Egitto. Ci sono infatti testimonianze della presenza della divinità ad Atene, dove già nel IV secolo a.C. l’oligarchia locale ricopriva alcune cariche sacerdotali del culto di Iside. Anche molte altre città della Grecia continentale, delle isole dell’Egeo e della costa occidentale dell’Anatolia adottarono Iside e la gens isiaca nei rispettivi pantheon.

Il culto di Iside si diffuse a macchia d’olio fino a imporsi nella totalità dei territori dell’impero romano. Ben presto i mercanti italici che operavano sull’isola di Delo abbracciarono la nuova divinità e ne importarono i riti nei rispettivi luoghi d’origine: la Campania, Ostia, Roma e la Sicilia. Probabilmente il culto di Iside non si diffuse in queste regioni a partire da un centro specifico: oggi si ritiene piuttosto che venne introdotto contemporaneamente da persone diverse in luoghi diversi. Naturalmente la semplice volontà di un individuo non era sufficiente a istituire un nuovo culto: era necessaria l’approvazione delle élite locali e il favore della popolazione, o il tentativo non avrebbe riscosso successo.

In ogni caso il culto di Iside s’irradiò fino alle estreme propaggini occidentali del Mediterraneo, approdando finanche nella Spagna romana. Intorno al 100 a.C. un mercante alessandrino chiamato Numa sbarcò a Emporion (odierna Empúries) ed eresse in una zona privilegiata della città un santuario dedicato a Iside e Serapide, adornato di statue e provvisto di un portico. Numa non avrebbe potuto realizzarlo senza un accordo preventivo con le autorità locali. Fu probabilmente il primo in Spagna a costruire un santuario consacrato a queste divinità. Presto ne seguirono altri, come quello fatto erigere da Tito Hermes a Cartago Nova (attuale Cartagena), scoperto recentemente e quasi contemporaneo di quello di Emporion. Anche a Baelo Claudia, nei pressi di Tarifa, fu costruito un magnifico complesso dedicato alla dea egizia, e durante il periodo dell’imperatore Adriano il portico posteriore del teatro di Italica (vicino all’attuale Siviglia) fu modificato per ospitare un altro bellissimo tempio in onore di Iside. Intorno al 200 d.C., inoltre, il senatore Calpurnio Rufino ordinò di ristrutturare uno spazio sacro rurale a Panóias (Portogallo) con l’obiettivo di trasformarlo in un centro religioso dedicato ai misteri di Serapide.

È vero che i santuari intitolati alla gens isiaca nella penisola iberica non sono molti né particolarmente spettacolari se paragonati ad altri dell’impero, ma sono comunque testimonianze importanti. La loro presenza conferma la vitalità di cui godettero questi culti fin nelle aree più occidentali e remote del Mediterraneo.

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Iside, dea universale

Quali furono le ragioni per cui l’antico culto faraonico di Iside, dopo aver subito una profonda trasformazione per mano della dinastia tolemaica, si diffuse nelle zone più remote dei territori romani? La risposta risiede nel suo legame con le aspirazioni imperialiste dei Tolomei

In precedenza gli dei delle città greche avevano un carattere marcatamente locale: erano i fedeli che viaggiavano per andare a visitare il santuario di Apollo a Delfi, proprio perché era diverso da quello di Apollo a Didima; o veneravano lo Zeus di Olimpia, che era distinto dallo Zeus di Creta, e così via. Le divinità erano dunque di proprietà della comunità in cui risiedevano. 

In epoca ellenistica però i culti furono sradicati dai loro luoghi di origine e acquisirono una dimensione universale. Non erano più i fedeli che si recavano in pellegrinaggio a visitare il dio di una zona specifica, ma erano le divinità a spostarsi per essere adorate in modo sostanzialmente simile in tutte le regioni disposte ad accoglierle.

La costruzione d’imperi che aspiravano all’universalità richiedeva quindi delle divinità altrettanto universali. I romani si appropriarono di questa impostazione, che aveva anche il vantaggio di permettere a tutti gli abitanti dell’impero di praticare gli stessi culti e rituali, indipendentemente dal loro status sociale. Dato che la religione romana era riservata ai romani, chi non godeva della cittadinanza cercava delle alternative religiose con cui soddisfare i propri bisogni. Questo contribuisce a spiegare il successo del culto della dea Iside e della gens isiaca in tutto il Mediterraneo. 

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