Trump torna alla Casa Bianca e “distrugge” il clima: dall’uscita dall’Accordo di Parigi alle trivelle, tutto in un solo giorno

Una lunga, lunghissima, pomposa cerimonia di inaugurazione in cui Donald Trump ha prestato giuramento come 47° presidente degli Stati Uniti e poi – immediatamente – una serie di atti inanellati l’uno all’altro che hanno decretato ufficialmente il ritorno di un uomo che, sì, probabilmente deciderà le sorti della Terra per i prossimi anni. Il miliardario...

Gen 21, 2025 - 12:39
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Trump torna alla Casa Bianca e “distrugge” il clima: dall’uscita dall’Accordo di Parigi alle trivelle, tutto in un solo giorno

Una lunga, lunghissima, pomposa cerimonia di inaugurazione in cui Donald Trump ha prestato giuramento come 47° presidente degli Stati Uniti e poi – immediatamente – una serie di atti inanellati l’uno all’altro che hanno decretato ufficialmente il ritorno di un uomo che, sì, probabilmente deciderà le sorti della Terra per i prossimi anni.

Il miliardario repubblicano, che ha sconfitto la vicepresidente democratica Kamala Harris il 5 novembre scorso, è ora il più anziano Capo di Stato americano mai insediato a 78 anni (nonostante l’impeachment, i rinvii a giudizio e la condanna per più di 30 reati). Anziano, sì, ma potentissimo e capace di non metterci molto a tirare nuovamente dalla sua parte (l’ha già fatto con praticamente tutti i leader del tech, ultimo Zuckerberg), tutto l’ambiente destrorso di mezzo mondo.

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E la questione, ahinoi, è più seria di quanto si creda se pensiamo che è ancora vivo il ricordo della prima presidenza Trump, quando, per dirne una, già aveva ritirato gli States dall’Accordo sul clima di Parigi e aveva cancellato o ridotto 125 regole e politiche ambientali, secondo il Washington Post, con conseguenze drammatiche (l’abrogazione delle norme per limitare l’inquinamento durante il suo mandato ha causato 22mila morti in più nel 2019, stando uno studio pubblicato su The Lancet).

Dunque il suo insediamento fa temere ancora una volta il peggio per l’ambiente e non solo, Ma andiamo con ordine nel ginepraio delle decine di ordini esecutivi, decreti presidenziali con effetto immediato, che il Tycoon ha avuto fretta di firmare subito dopo il suo insediamento.

Il peso degli ultraconservatori e la distanza siderale dagli obiettivi climatici

Innanzitutto c’è quest’ombra qui: il think tank di destra ultraconservatore, The Heritage Foundation ha pubblicato un programma di 900 pagine, il Project 2025, per il ritorno al potere del miliardario, anche se nega qualsiasi coinvolgimento. 150 di queste pagine sono dedicate all’ambiente e preannunciano un attacco sistematico alle tutele istituzionali del Paese.

Il progetto suggerisce, per esempio, tagli al bilancio e la rimozione delle leggi ambientali, come l’Endangered Species Act per le specie protette o il Clean Air Act sulla qualità dell’aria. In più, il progetto diffama l’agenzia National Oceanic and Atmospheric Administration.

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Biden, inoltre, aveva fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dal 50 al 52% entro il 2030, rispetto al 2005. Secondo le proiezioni dell’organizzazione ambientalista America is all in, le politiche attuali consentirebbero solo una riduzione del 39%.

Uscita degli USA dall’Accordo di Parigi

Come ci si aspettava, Trump ha già firmato l’ordine esecutivo per ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima. Biden aveva riportato immediatamente Washington nell’accordo, ma ora la nuova uscita diventerà ufficiale tra un anno. Tuttavia, nel testo del provvedimento si specifica che la Casa Bianca considera l’uscita valida “immediatamente”.

“Gli Stati Uniti non sacrificheranno le nostre industrie mentre la Cina inquina impunemente”, ha precisato nel suo discorso, sottolineando che l’Accordo di Parigi sarebbe inefficace e dannoso per il Paese, dato che non tutti gli stati procedono con lo stesso ritmo nella riduzione delle emissioni.

L’addio degli Stati Uniti rende ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. Senza il contributo del secondo maggiore emettitore mondiale, gli altri Paesi dovranno intensificare gli sforzi per limitare il riscaldamento globale e mantenere l’aumento della temperatura entro i 2°C.

Perforazione esplosiva su terreni federali

We will drill, baby, drill – ha ribadito Trump. Abbiamo qualcosa che nessun’altra nazione manifatturiera avrà mai, la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi paese sulla Terra, e la useremo.

E così, un’altra futura fonte di preoccupazione il desiderio del Tycoon di aumentare le trivellazioni di petrolio e gas su terreni federali (proprietà del Governo). Questi spazi sono gestiti da diverse agenzie, come il Bureau of Land Management, che protegge parte del terreno e allo stesso tempo amministra i contratti di locazione dei terreni a società di combustibili fossili o minerarie.

Il petrolio proveniente da spazi terrestri e marittimi di proprietà del Governo rappresenta quasi un quarto della produzione totale del Paese e l’11% della produzione di gas naturale.

Stop al supporto per i veicoli elettrici

Tra le prime azioni di Trump al suo ritorno alla Casa Bianca, c’è la cancellazione di un ordine esecutivo firmato da Biden nel 2021, che puntava a rendere elettriche il 50% delle nuove auto vendute entro il 2030, ma è stato revocato con la motivazione che favorire i veicoli elettrici avrebbe messo in difficoltà l’industria americana, mentre la Cina continuava a inquinare senza freni.

Nonostante non fosse vincolante, l’obiettivo di Biden aveva ottenuto l’appoggio dei principali attori dell’industria automobilistica. Ora, il traguardo di un futuro più elettrico sembra più lontano.

Stop ai parchi eolici offshore

Un altro duro colpo alla transizione energetica: Trump ha bloccato il programma federale di leasing per lo sviluppo dell’energia eolica offshore. Questo provvedimento mette in stallo progetti cruciali in Stati come New York e Massachusetts, che puntavano sull’eolico per raggiungere ambiziosi obiettivi di energia rinnovabile.

La Casa Bianca ha motivato la decisione con preoccupazioni economiche e logistiche, ma ha anche diffuso l’infondata tesi che i parchi eolici rappresentino una minaccia per le balene. Eppure, secondo il National Renewable Energy Laboratory, gli Stati Uniti hanno un potenziale tecnico di risorse eoliche offshore che potrebbe generare oltre 4.000 GW di energia, più che sufficienti per alimentare l’intero Paese…

Taglio ai fondi per la transizione ecologica

Trump ha ordinato alle agenzie federali di ritirare anche i fondi non ancora utilizzati dell’Inflation Reduction Act, il pilastro della strategia climatica di Biden. Questa mossa, volta a ridurre gli investimenti in energia pulita e tecnologie a basse emissioni, rischia di rallentare il percorso degli Stati Uniti verso la neutralità climatica.

Anche se molti fondi erano già stati allocati e non facilmente recuperabili, questa decisione invia un segnale chiaro: il supporto federale alla transizione ecologica non è più una priorità.

Finisce qui? Non esattamente: tra i 100 ordini esecutivi, ci sono anche le direttive per avviare un nuovo giro di vite sull’immigrazione clandestina, imporre tariffe ai partner commerciali e graziare i sostenitori che sono stati perseguiti per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Mala tempora currunt sed peiora parantur”, diceva Cicerone. Una profezia più che attuale. Oggi siamo già messi male e, così stando le cose, difficilmente andrà meglio.

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