Tech detox: ecco la certificazione per i dispositivi che non stressano
Il tech detox si fa serio: una certificazione premia i dispositivi che non ci bombardano di notifiche. Ecco i primi prodotti che hanno superato il test. L'articolo Tech detox: ecco la certificazione per i dispositivi che non stressano è tratto da Futuro Prossimo.
Le notifiche del telefono vi inseguono ovunque? I laptop vi risucchiano in un vortice di distrazioni? Non siete soli. La tecnologia moderna sembra progettata per catturare la nostra attenzione a ogni costo. Ma qualcosa sta cambiando: un nuovo standard di certificazione premia i dispositivi che mettono il tech detox al primo posto, aprendo la strada a una rivoluzione silenziosa nel mondo della tecnologia.
La tecnologia che non vuole la nostra attenzione
Il doomscrolling infinito sui social media, le notifiche che lampeggiano come luci di Natale, i dispositivi che sembrano progettati per tenerci incollati allo schermo. Suona familiare? Amber Case, autrice del libro Calm Technology (consigliatissimo), ha deciso di affrontare il problema alla radice. La sua visione è semplice ma rivoluzionaria: la tecnologia dovrebbe richiedere la minor quantità possibile di attenzione durante l’uso.
Non si tratta di una battaglia contro i mulini a vento. Grandi aziende come Microsoft e Amazon hanno già mostrato interesse (blando, se devo essere sincero) per queste idee. La tecnologia può essere progettata diversamente, in modo da non trasformarsi in un vampiro della nostra attenzione. Il problema è che finora mancava uno standard concreto per misurare e certificare questo approccio più rispettoso. Come distinguere un dispositivo veramente “calmo” da uno che si limita a belle promesse?
Gli 81 punti del tech detox
Il Calm Tech Institute, fondato da Case nel maggio 2024, ha sviluppato una certificazione basata su 81 punti divisi in sei categorie: attenzione, periferia, durabilità, luce, suono e materiali.
Non stiamo parlando di vaghe linee guida: i requisiti sono sorprendentemente specifici e rigorosi. Per esempio, tutte le notifiche non essenziali devono essere disattivate di default. L’interfaccia utente deve seguire regole precise sui caratteri di testo e l’uso delle icone. È persino richiesto un manuale con l’elenco dei pezzi di ricambio compatibili. È un approccio che ricorda quasi le severe certificazioni biologiche o il greenwashing: non basta dire di essere “naturali”, bisogna dimostrarlo seguendo standard precisi.
I primi dispositivi che rispettano la mente
Al CES 2025 sono stati presentati i primi dispositivi certificati, e sono decisamente interessanti. Il reMarkable Paper Pro, per esempio, è un tablet con display eInk a colori che sembra un iPad ma ha un approccio completamente diverso. Niente browser web, niente app store, niente widget. Non mostra nemmeno l’ora. È progettato esclusivamente per scrivere e organizzare note con lo stilo incluso. Una sorta di foglio di carta digitale che non cerca di sedurti con mille funzionalità. Un giorno ve lo recensirò: ne ho regalato uno a mia moglie lo scorso natale (donna fortunata!) e ho preso per me il reMarkable 2 che le avevo regalato qualche anno fa (donna super fortunata). Felice di aver comprato con largo anticipo un prodotto che ha vinto una piccola battaglia: quella contro i “vampiri” di attenzione che funestano la tecnologia.
Anche Mats Herding Solberg, direttore del design di reMarkable, ha scoperto la certificazione solo dopo aver progettato il dispositivo: ma ha trovato che i principi corrispondevano perfettamente alla loro filosofia. Sintonia confortante, nevvero?
Il legno intelligente che non disturba
Un altro esempio affascinante è il Mui Board Gen 2 di Mui Labs. Immaginate un pezzo di legno decorativo che, al tocco, si illumina rivelando un’interfaccia per la casa intelligente. È tecnologia che si nasconde nell’ambiente finché non serve, invece di pretendere costantemente la nostra attenzione con pulsantini, lucine, suonetti.
Altri dispositivi certificati includono l’AirThings View Plus, un monitor della qualità dell’aria con display eInk essenziale, il Daylight Computer, un PC portatile progettato per ridurre le distrazioni, e Unpluq, un dispositivo fisico che blocca le app su Android e iOS finché non viene avvicinato al telefono. L’elenco degli “alfieri” del Tech Detox potrebbe essere anche più lungo, e questo dimostra quanto il trend sia in crescita.
Tech detox, il futuro della tecnologia consapevole
Il Calm Tech Institute sta già guardando oltre. Sta collaborando con neuroscienziati per studiare il “bisogno cognitivo di dimensionalità e texture” nelle interfacce utente. In parole povere, stanno cercando di capire come rendere l’interazione con la tecnologia più naturale e meno stressante per il nostro cervello. La certificazione completa non è ancora pubblicamente disponibile, ma l’impatto potrebbe essere significativo.
Come i bollini energetici ci aiutano a scegliere elettrodomestici efficienti, questa certificazione potrebbe guidarci verso dispositivi che rispettano la nostra attenzione e il nostro benessere mentale. E forse, un giorno, leggere articoli sui danni della tecnologia non sarà più un’ironica contraddizione: perché i dispositivi che useremo saranno progettati per servirci, non per catturarci.
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