Inquinamento da PFAS delle acque: l’emergenza di cui non si parla abbastanza
I PFAS sono sostanze utilizzate dal 1950 in settori come l’industria tessile, l’imballaggio alimentare e i detergenti. Si tratta di sostenaze estremamente persistenti nell’ambiente che si accumulano nel tempo, causando danni alla salute umana e agli ecosistemi. Non a caso sono definiti inquinanti eterni. Perché i PFAS sono pericolosi? I PFAS, noti anche come “sostanze […] The post Inquinamento da PFAS delle acque: l’emergenza di cui non si parla abbastanza appeared first on The Wom.
I PFAS sono sostanze utilizzate dal 1950 in settori come l’industria tessile, l’imballaggio alimentare e i detergenti. Si tratta di sostenaze estremamente persistenti nell’ambiente che si accumulano nel tempo, causando danni alla salute umana e agli ecosistemi. Non a caso sono definiti inquinanti eterni.
Perché i PFAS sono pericolosi?
I PFAS, noti anche come “sostanze chimiche permanenti“, sono altamente resistenti alla degradazione naturale. La loro persistenza li rende particolarmente pericolosi, in quanto possono accumularsi nell’organismo umano e provocare:
- Danni al fegato
- Malattie della tiroide
- Problemi di fertilità
- Obesità
- Rischio di cancro
I PFAS infatti sono associati a gravi rischi per la salute, tra cui problemi al fegato, disfunzioni della tiroide, diabete, danni al sistema immunitario e persino alcuni tipi di cancro. La loro capacità di accumularsi nell’ambiente e nell’organismo li rende particolarmente pericolosi.
La diffusione dei PFAS in Europa ha raggiunto livelli allarmanti, soprattutto per quanto riguarda il PFOS (perfluorottano sulfonato), un composto chimico che spesso supera i limiti normativi stabiliti per proteggere la salute pubblica.
Dati sull’inquinamento delle acque in Europa
Secondo lo studio condotto dall’EEA, tra il 2018 e il 2022: 51-60% dei fiumi ha superato gli standard di qualità per i PFOS; 11-35% dei laghi ha registrato livelli superiori ai limiti consentiti; e il 47-100% delle acque costiere e di transizione (sono i corpi idrici superficiali vicini ad una foce di un fiume) ha mostrato concentrazioni di PFOS oltre la soglia.
Questi dati evidenziano come l’inquinamento chimico rappresenti una minaccia significativa per l’ecosistema acquatico e per la salute delle persone.
LEGGI ANCHE – Inquinamento da PFAS: cos’è e come possiamo proteggerci (per quanto possibile)
Obiettivi dell’UE e strategie future
L’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per ridurre l’inquinamento delle acque:
- Entro il 2027: raggiungere un buono stato chimico per tutti i corpi idrici europei, come stabilito dalla direttiva quadro sulle acque.
- Entro il 2050: azzerare l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, nell’ambito della visione UE di “inquinamento zero”.
Tuttavia, la situazione attuale mostra che solo il 29% delle acque europee ha raggiunto un buono stato chimico nel periodo 2015-2021. Per raggiungere gli obiettivi fissati, l’UE sta lavorando a una revisione della direttiva sulle acque e della direttiva sull’acqua potabile, ampliando l’elenco delle sostanze prioritarie da monitorare e riducendo i limiti consentiti per i PFAS.
Il contributo di Greenpeace nella lotta contro i PFAS
Greenpeace Italia ha lanciato la campagna “Acque senza veleni”, un progetto ambizioso che mira a mappare la contaminazione da PFAS nelle acque potabili italiane. Dal 23 settembre 2024, il team ha attraversato tutte le regioni d’Italia, raccogliendo campioni d’acqua in oltre 220 città e analizzando più di 60 molecole appartenenti a questo gruppo di sostanze chimiche pericolose. L’obiettivo di Greenpeace è duplice: realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione da PFAS a livello nazionale ed evidenziare la scarsa efficacia dei controlli ambientali da parte delle istituzioni.
La campagna di Greenpeace non si limita alla raccolta di dati, ma intende anche sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità, sollecitando interventi concreti e immediati per garantire acqua sicura e priva di sostanze tossiche per tutti.
I risultati completi della campagna saranno pubblicati nel corso del 2025, con l’obiettivo di spingere verso una politica più rigorosa in materia di inquinamento chimico e una maggiore protezione delle risorse idriche. La speranza è che questa iniziativa contribuisca a rendere la questione PFAS una priorità nazionale e a promuovere una gestione sostenibile delle acque in Italia.
Cosa serve per combattere l’inquinamento da PFAS?
La nota dell’EEA sottolinea la necessità di: metodi analitici più sensibili per rilevare concentrazioni minime di PFAS; l’ampliamento della gamma di sostanze monitorate; una maggiore copertura geografica del monitoraggio delle acque; e di una modifica della normativa UE per includere un numero maggiore di composti PFAS tra le sostanze da limitare.
Inoltre, la strategia europea sulla resilienza idrica è un’iniziativa prioritaria per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche e proteggere gli ecosistemi dall’inquinamento chimico.
In conclusione, l’inquinamento da PFAS nelle acque europee rappresenta una minaccia seria per l’ambiente e la salute pubblica. Nonostante le politiche e gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, il raggiungimento di un buono stato chimico per le acque richiede un impegno continuo, nuove tecnologie di monitoraggio e una maggiore consapevolezza pubblica che implica scelte ponderate. Solo attraverso uno sforzo collettivo sarà possibile garantire un futuro privo di sostanze tossiche per noi e per le generazioni a venire.
Fonti: Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA); Studio “Inquinamento da PFAS nelle acque europee”; Direttiva quadro sulle acque dell’UE
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