Nel salotto dei sorvolati. Peretola, una vita tra puzza e rumore. “E quando atterra l’aereo non si sente più la tv”

Il nostro viaggio tra Quaracchi e Brozzi nelle case degli abitanti costretti a convivere con i voli. “Negli anni velivoli sempre più bassi”. Lo sfogo: “In via della Saggina il mio tetto è stato divelto”

Gen 23, 2025 - 04:41
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Nel salotto dei sorvolati. Peretola, una vita tra puzza e rumore. “E quando atterra l’aereo non si sente più la tv”

Firenze, 23 gennaio 2025 – “Eccolo, sta arrivando”. “Ma se io non sento niente”. “Arriva, arriva”. Un pugno di secondi e un rombo prima morde l’aria e poi la squarcia. Il muso punta in giù, la pancia bianca con le ali sembra ruggire e la chiacchierata, giocoforza, va in pausa finché l’aereo non tocca l’asfalto della pista. Negli anni gli abitanti di Quaracchi hanno affinato l’orecchio. Quando il ’mostro alato’ si avvicina a Peretola lo percepiscono prima degli altri. Un po’ come i gatti con il terremoto.

Franca mostra la sporcizia sopra le sedie del suo giardino. “Colpa dei voli”, dice

Franca Innocenti tocca i cuscini del giardinetto di casa in via dell’osteria. “Vede, quanta polvere c’è sopra. In primavera li lavo e tornano gialli, ora sono grigi...”. Franca fa parte dei settemila ’sorvolati’ del crinale delle borgate – Quaracchi in primis, poi Brozzi e Peretola – costretti ancora a una convivenza forzata con i ’bestioni’ dell’aeroporto. “Ho i doppi vetri, altrimenti chi ci dorme qui?” dice con il sorriso di chi un po’ è rassegnato ma un po’ vede anche la fine dell’incubo ormai a tiro.

Conosce le traiettorie Franca, che con Fratelli d’Italia al Quartiere 5 si batte da tempo per la vivibilità della zona, le conosce più o meno a memoria. “I decolli sono meno fastidiosi, almeno a casa mia. Quando arrivano qui gli aerei sono già abbastanza alti”. Il guaio, insomma, è quando l’aerero atterra. Mentre parliamo ne arriva un altro, la signora stringe le spalle ma a chi scrive, che sta dal capo opposto della città, la faccenda fa piuttosto effetto.

“Paura?”. “Paura che me ne caschi uno in testa? No, quella non l’ho mai avuta in quarant’anni. In compenso...” ride Andrea da via di Cocco. “In compenso?”. “Mi creda una vita con questo fracasso è insopportabile. Io qui ci sono nato, ho 72 anni e mi batto perché le cose cambino da quando ne avevo 25”.

Per i sorvolati la tortura ha avuto però nel tempo tonalità diverse. “Un tempo quando gli aerei erano pochi tutte le volte che c’era un atterraggio uscivamo tutti di casa e andavamo all’aeroporto a protestare. Però, ecco, era un’altra cosa...” sorride Andrea. “Per dire, quando iniziammo per così dire ad abituarci al traffico degli aeroplani tra noi dicevamo ’Ecco, questo è quello delle 11...’, poi magari ce n’erano un paio nel primo pomeriggio. Oggi invece è un continuo...”. “E poi – sospira – mi faccia togliere un sassolino dalla scarpa... Quanto avremmo fatto più in fretta a risolvere questi problemi senza che tanti pseudo-ambientalisti non ci avessero tormentato con la dislocazione del rospo smeraldino o di qualche specie particolare di biscia. Voglio dire qui per anni gli aerei sono passati sulla testa di bambini, anziani, malati... Mettiamo in sicurezza le persone. Poi si può anche parlare di dove spostiamo le formiche”.

In via della Cupola, lì dove le ultime case si diradano e prendono forma i corpaccioni delle concessionarie, un altro aereo si adagia sulla pista e ci costringe a interrompere la telefonata. Passa un ragazzino con lo zaino che neanche ci fa caso mentre noi digitiamo su whatsApp ’Scusami, ti richiamo tra un istante. C’è un casino qui...”.

“Eh già – dice Massimo – d’inverno chiusi in casa tutto sommato va bene, ma quando da marzo si iniziano ad aprire le finestre stare a telefono è praticamente impossibile”. “Poi vede – continua – negli anni è come se si fossero abbassati sempre di più. Una volta c’erano grandi aerei ma volavano decisamente più in alto. Sa che qui vicino, in via della saggina, mi sono trovato per ben due volte i tetti scoperchiati. E poi quell’odore...”. “Quale odore?”. “Certe volte, in particolare quando tira vento, il cherosene ti entra nelle narici. Sulle macchine poi c’è spesso una specie di fuliggine”.

Insomma qui la nuova pista obliqua è attesa come manna dal cielo – scusate il gioco di parole – anche se la rabbia per “gli anni perduti” è tanta. Sandra si tira su il bavero perché ricomincia a piovere, le nuove sono bassissime e l’ennesimo atterraggio sembra quasi il ruggito di un fantasma. “Ma lo vede come sono belli questi borghi? La città è a un passo e in queste stradine ci sarebbe ancora la quiete di un secolo fa se non fosse per questi affari sopra la testa”. Ma è fiduciosa: “Quando se ne andranno Quaracchi, Brozzi e Peretola torneranno a essere dei gioiellini. E poi guardi, non è una questione di egoismo... La nuova pista non porterà aerei in testa a nessuno. Sì, forse ci sarà qualche nuovo ’sorvolato’. Ma un conto è un aereo che passa a sessanta metri dalla testa di settemila persone per tutta la vita e un altro è se vola a duecento e più metri di altezza sopra qualche casa sparsa. O no?”

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