L’acqua del tuo rubinetto è sicura? La prima mappa della contaminazione da PFAS delle acque potabili italiane

I PFAS, gli “inquinanti eterni” utilizzati in molti processi industriali e nella produzione di beni di consumo, sono finiti nell’acqua che beviamo. Un’indagine di Greenpeace Italia rivela una contaminazione diffusa in molti comuni italiani. Su 260 campioni analizzati in 235 comuni, il 79% è risultato positivo alla presenza di queste sostanze pericolose per la salute...

Gen 22, 2025 - 15:16
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L’acqua del tuo rubinetto è sicura? La prima mappa della contaminazione da PFAS delle acque potabili italiane

I PFAS, gli “inquinanti eterni” utilizzati in molti processi industriali e nella produzione di beni di consumo, sono finiti nell’acqua che beviamo. Un’indagine di Greenpeace Italia rivela una contaminazione diffusa in molti comuni italiani.

Su 260 campioni analizzati in 235 comuni, il 79% è risultato positivo alla presenza di queste sostanze pericolose per la salute umana e per l’ambiente. Rilasciati nell’ambiente, i PFAS si accumulano nell’acqua, nel suolo e negli organismi viventi, con conseguenze potenzialmente devastanti.

L’indagine, condotta tra settembre e ottobre 2024, ha evidenziato la presenza di PFAS in tutte le regioni italiane, con livelli elevati in diverse città del Centro-Nord e in Sardegna. Tra le sostanze più diffuse, il cancerogeno PFOA, il composto a catena ultracorta TFA e il possibile cancerogeno PFOS.

PFAS_regioni_ITALIA

@GreenpeaceItalia

È inaccettabile che, nonostante le evidenze scientifiche sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, il governo continui a ignorare questa emergenza“, denuncia Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

La contaminazione è particolarmente grave in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Sardegna. A Milano, Torino, Novara, Vicenza, Ferrara, Genova, Arezzo e in molti altri comuni, i livelli di PFAS superano i limiti di sicurezza adottati da diverse nazioni europee e dagli Stati Uniti.

Le città con le concentrazioni più elevate di PFAS sono risultate Arezzo, Milano e Perugia.

“In Italia milioni di persone ricevono nelle loro case acqua che in altre nazioni non è considerata sicura per la salute“, sottolinea Greenpeace. Eppure, nel nostro Paese non esiste ancora una legge che vieti l’uso e la produzione di PFAS.

Come anticipato, l’indagine ha monitorato anche la presenza di TFA, la molecola del gruppo dei PFAS più diffusa al mondo, per la quale non esistono dati pubblici in Italia. Il TFA è una sostanza persistente e non biodegradabile, che non può essere rimossa con i comuni trattamenti di potabilizzazione. I livelli più elevati di TFA sono stati trovati in Sardegna (77% dei campioni positivi), il Trentino Alto Adige (75% dei campioni positivi) e il Piemonte (69% dei campioni positivi).

Greenpeace chiede al governo Meloni di intervenire con urgenza per affrontare questa emergenza. “Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile”, afferma Ungherese. “Il governo deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti“.

L’organizzazione ambientalista ha lanciato una petizione per chiedere la messa al bando di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure. La petizione ha raccolto oltre 136mila firme, ma il governo non ha ancora risposto.

Mentre l’Europa si muove verso una regolamentazione più stringente sui PFAS, l’Italia resta indietro. La direttiva europea 2020/2184, che impone limiti alla presenza di PFAS nell’acqua potabile, entrerà in vigore solo a gennaio 2026. Ma i parametri fissati a livello comunitario sono già considerati inadeguati da diverse nazioni, che hanno adottato limiti più bassi.

“È paradossale che di fronte a prove inconfutabili circa i danni sanitari dei PFAS e la diffusa contaminazione che interessa le acque potabili italiane il nostro governo continui a non intervenire su questa emergenza”, conclude Greenpeace.

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