La nuova riforma della scuola, tra Bibbia e passi indietro

Le scuole italiane si preparano a un significativo cambiamento a partire dall’anno scolastico 2026-2027, con l’aggiornamento delle indicazioni nazionali annunciato dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara. Tali linee guida, che hanno già sostituito i vecchi “programmi scolastici”, delineano una serie di novità nell’insegnamento di materie e contenuti reputati dal ministro come espressione del “meglio della nostra tradizione“. […] The post La nuova riforma della scuola, tra Bibbia e passi indietro appeared first on The Wom.

Gen 21, 2025 - 06:01
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La nuova riforma della scuola, tra Bibbia e passi indietro
Dal 2026-2027, le scuole italiane vedranno l’introduzione del latino alle medie, lo studio della Bibbia nelle primarie e un focus sulla storia d’Italia e dell’Occidente. Mentre si sottraggono fondi all’educazione sessuo-affettiva, la riforma solleva dubbi sul ruolo della laicità e sulla capacità di rispondere alle sfide di un mondo interconnesso

Le scuole italiane si preparano a un significativo cambiamento a partire dall’anno scolastico 2026-2027, con l’aggiornamento delle indicazioni nazionali annunciato dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara. Tali linee guida, che hanno già sostituito i vecchi “programmi scolastici”, delineano una serie di novità nell’insegnamento di materie e contenuti reputati dal ministro come espressione del “meglio della nostra tradizione“. La riforma della scuola va dall’introduzione del latino alle scuole medie, all’insegnamento della Bibbia alle scuole primarie, passando per la memorizzazione di poesie e l’attenzione alla storia dei popoli italici.

La nuova riforma non ha forza strettamente prescrittiva ma fornisce una linea che i singoli istituti, grazie a un certo margine di autonomia, potranno declinare.

Riforma della scuola: cosa era accaduto nelle settimane precedenti

Le linee guida introdotte da Valditara arrivano poche settimane dopo l’annuncio del dirottamento dei 500.000 euro indirizzati ai corsi di educazione sessuo-affettiva verso lezioni riguardanti la fertilità.

Ebbene sì, non solo il nostro Paese è uno degli ultimi in Europa a non prevedere l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva in tutte le scuole di ordine e grado, ma i pochi fondi che erano stati faticosamente stanziati ora servono a rendere l’Italia “più popolosa”. I corsi infatti saranno soprattutto concentrati sulla “prevenzione dell’infertilità”, come se l’unica problematicità del nostro paese fosse la procreazione.

Il ministro Giuseppe Valditara
Il ministro Giuseppe Valditara

Ma perché è così importante l’educazione sessuo-affettiva?

Per diverse ragioni, che abbracciano sia il piano individuale che sociale. In primo luogo, aiuta le persone a comprendere e accettare il proprio corpo, le proprie emozioni e i propri desideri; promuove lo sviluppo di relazioni basate sul rispetto, la fiducia e la comunicazione; offre strumenti per gestire le dinamiche emotive e relazionali in modo sano; sensibilizza al rispetto dei confini personali e dell’autonomia altrui, riducendo fenomeni come violenza di genere, molestie e abusi e combatte stereotipi e pregiudizi legati a genere, orientamento sessuale e identità di genere, promuovendo inclusività.

Inoltre, l’educazione sessuale si occupa anche più strettamente di salute sessuale e riproduttiva, argomenti che, specialmente in Italia, sono ancora un tabù. Fornisce informazioni corrette su anatomia, contraccezione, prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) e gravidanza; riduce il rischio di gravidanze indesiderate e infezioni grazie a scelte consapevoli; contrasta miti e informazioni sbagliate, spesso apprese da fonti non affidabili (come internet o pari) e promuove un approccio scientifico e culturalmente aperto al sesso e all’affettività.

L’educazione sessuo-affettiva delle scuole del futuro offre uno spazio sicuro per discutere di emozioni, desideri e paure, favorendo la consapevolezza di sé

Inoltre sostiene i giovani nel riconoscere e rispettare i propri bisogni e quelli degli altri; promuove una cultura del rispetto e del consenso che ha effetti positivi su tutta la società e riduce il costo sociale legato a problemi come gravidanze precoci, malattie sessualmente trasmissibili, discriminazioni e violenza di genere.

In molti Paesi, un approccio di questo tipo è già realtà: in Italia, invece, stiamo rivalutando lo studio della Bibbia.

La mancanza di laicità dello stato e della scuola

Una delle “innovazioni” più discusse riguarda le scuole primarie e consiste nello studio della Bibbia. Questa verrà presentata come un testo con un altissimo valore culturale oltre che religioso. Una mossa di questo genere è quanto mai inaccettabile in un paese che è costituzionalmente definito “laico”, ma che di fatto dimostra ogni giorno di essere molto lontano dall’esserlo.

Il focus sui popoli italici e l’occidente

Un’altra “innovazione” è quella di concentrare l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze sulla storia d’Italia, dell’Europa e dell’Occidente. Il ministro ha parlato di studiare in modo approfondito “i popoli italici, le vicende dell’antica Grecia, di Roma e i primi secoli del Cristianesimo”.

Ora, riflettiamo: di chi abbiamo studiato la storia alle elementari, medie e liceo? Solo dell’Occidente. L’unico cenno che viene fatto all’Oriente è quello relativo alle crociate o alle colonie. La storia che viene insegnata nei nostri istituti è già quasi totalmente incentrata sull’Occidente

Il fatto di volerlo ribadire ulteriormente dimostra solo un’ennesima chiusura mentale e fisica verso ciò che è considerato “diverso” rispetto a noi.

Riforma della scuola: speriamo non accada davvero

Il nuovo documento, atteso entro la fine di marzo, entrerà gradualmente in vigore dal 2026-2027, lasciando quindi alcuni anni di transizione per le scuole, i docenti e i dirigenti scolastici. È un tempo utile per aggiornare i materiali didattici e formare gli insegnanti, che dovranno confrontarsi con nuovi programmi, nuove metodologie e, in alcuni casi, con l’introduzione di discipline scomparse dagli orari di lezione da quasi mezzo secolo.

In un mondo sempre più interconnesso, questo governo sembra voler staccare ogni tipo di connessione e isolarci, destinandoci all’ignoranza e alla chiusura più totale. Tanto vale reinserire anche “economia domestica” per rendere le bambine delle buone mogli, che dite?

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