Cocktail di pesticidi e Pfas in frutta e verdura: queste sono le varietà più contaminate in Italia
L’anno scorso, uno studio di Pan Europe ha rivelato che la frutta e la verdura non biologica venduta nell’UE è sempre più contaminata dai pericolosi PFAS, spesso presenti nell’ortofrutta a causa dei pesticidi utilizzati in agricoltura, i quali contengono appunto PFAS. Ma com’è la situazione in Italia? Nello studio di Pan Europe mancavano dati dettagliati...
L’anno scorso, uno studio di Pan Europe ha rivelato che la frutta e la verdura non biologica venduta nell’UE è sempre più contaminata dai pericolosi PFAS, spesso presenti nell’ortofrutta a causa dei pesticidi utilizzati in agricoltura, i quali contengono appunto PFAS.
Ma com’è la situazione in Italia? Nello studio di Pan Europe mancavano dati dettagliati sul nostro Paese, dati che ora sono stati integrati da ISDE Italia, confermando che il problema è più che mai presente anche nei nostri mercati e supermercati. Anzi, se possibile, la situazione italiana appare addirittura più grave rispetto a quella europea, almeno per quanto riguarda gli ortaggi.
La crescita media della contaminazione da Pfas negli ortaggi italiani è infatti molto più alta, con un incremento del 536% rispetto al 292% a livello europeo. Inoltre, mentre la frutta italiana nel 2021 ha registrato un tasso di contaminazione leggermente inferiore alla media europea (17% contro il 19%), alcuni frutti italiani superano di gran lunga la percentuale di contaminazione riscontrata in Europa.
Una situazione che espone i consumatori a non pochi rischi, ISDE scrive:
I risultati mostrano una crescente esposizione dei consumatori europei attraverso i prodotti alimentari di uso quotidiano. Sebbene questa fonte di contaminazione da PFAS sia attualmente minimizzata rispetto a quella di altri PFAS più noti, il continuo accumulo di PFAS nella catena alimentare e la formazione di cocktail chimici pongono rischi cronici per la salute umana. È urgente vietare i pesticidi PFAS per frenare l’esposizione ai PFAS attraverso gli alimenti e proteggere la salute dei cittadini, in particolare quella dei gruppi più vulnerabili, come le donne incinte, i neonati e i bambini.
I dati sui PFAS in frutta e verdura italiana
Tra il 2011 e il 2021, in Italia sono stati analizzati 46.455 campioni di frutta e verdura. Ecco cosa è emerso:
- Frutta: su 28.138 campioni analizzati, l’8,2% presentava residui di almeno un pesticida Pfas, con un massimo di tre diversi Pfas rilevati in un singolo campione
- Ortaggi: dei 18.317 campioni analizzati, il 3,2% risultava contaminato, con un massimo di due diversi Pfas in un singolo campione
Complessivamente, il tasso aggregato di contaminazione è del 6,2% per frutta e verdura, con 23 dei 47 pesticidi Pfas selezionati rilevati nei campioni.
Proprio come nel resto d’Europa, anche in Italia la percentuale di campioni contaminati è aumentata drasticamente in dieci anni: per la frutta si è passati dal 1,9% del 2011 al 10,7% del 2021, con un incremento medio del 292%. Per gli ortaggi, invece, si è passati dallo 0,7% del 2011 al 5,2% del 2021, con un incremento medio del 536%.
Le tipologie di frutta e verdura più contaminate in Italia
Per quanto riguarda la frutta, le banane sono risultate le più contaminate, con residui di pesticidi Pfas presenti nel 60% dei campioni, seguite da pere (48%) e pesche (38%).
Questo l’elenco completo della frutta più contaminata da Pfas, coltivata in Italia:
- Banane
- Pere
- Pesche
- Fragole
- Albicocche
- Ciliegie
- Prugne
- Mele
- Uva da tavola
- Melone
Tra gli ortaggi, invece, i cetrioli sono quelli che hanno mostrato il più alto livello di contaminazione (34%), seguiti da sedano (24%) e peperoni (14%).
Questo l’elenco completo della verdura più contaminata da Pfas:
- Cetrioli
- Sedano
- Peperoni
- Melanzane
- Spinaci
- Zucchine
- Bieta
- Lattuga
- Fagiolini
- Ravanello
La contaminazione di frutta e verdura importata
Nel 2021, il 13% degli ortaggi importati in Italia è risultato contaminato da residui di pesticidi PFAS. Le verdure maggiormente interessate sono state peperoni, lattuga e fagiolini.
I peperoni hanno mostrato la più alta percentuale di contaminazione, con il 27% dei campioni contenenti residui di tre diversi pesticidi PFAS, a seguire la lattuga (11% dei campioni contaminati, con un singolo pesticida rilevato) e i fagiolini (9% dei campioni contaminati, con un singolo pesticida rilevato).
Per quanto riguarda la frutta, nel 2021, residui di pesticidi PFAS sono stati rilevati nel 22% di tutti i campioni, con banane, pompelmi e arance che risultano essere i frutti importati più frequentemente contaminati. Tra questi, il 36% dei campioni di banana conteneva residui di un unico pesticida PFAS, presente in tutti i campioni contaminati. Per quanto riguarda i pompelmi, il 16% dei campioni analizzati mostrava residui di almeno un pesticida PFAS; complessivamente sono stati individuati tre pesticidi diversi, e in alcuni campioni singoli erano presenti residui di due pesticidi. Infine, il 14% dei campioni di arancia conteneva residui di un singolo pesticida PFAS, anch’esso rilevato in tutti i campioni contaminati.
Per quanto riguarda i Paesi da cui arriva l’ortofrutta, i prodotti con il più alto tasso di contaminazione nel 2021 provenivano da Costa Rica (58%), Colombia (38%) e Argentina (27%). I campioni provenienti dal Sudafrica hanno evidenziato la maggiore diversità di pesticidi PFAS rilevati (quattro), mentre Sudafrica e Spagna hanno registrato il massimo numero di pesticidi PFAS in un singolo campione (due).
I 10 PFAS più rilevati in frutta e verdura nel 2021
Nel 2021, nei 5.130 campioni di frutta e verdura italiana raccolti negli Stati membri dell’UE, le tre sostanze attive PFAS più frequentemente rilevate sono state il Fluopyram, il Triflumuron e la Lambda Cialotrina.
A seguire i 10 PFAS più frequenti nell’ortofrutta.
Cosa si sta facendo in Europa per limitare i PFAS
La Commissione Europea sta valutando il divieto di alcuni pesticidi contenenti Pfas ma ISDE Italia e Pan Europe chiedono l’adozione di misure più ambiziose, tra cui:
- Vietare tutte le sostanze attive Pfas nei pesticidi
- Ridurre i limiti massimi di residui di Pfas negli alimenti, arrivando allo zero
- Sostenere la transizione verso un’agricoltura sostenibile e priva di pesticidi sintetici
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Fonte: ISDE
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