Calderón de la Barca, il poeta del "Siglo de Oro"

Lo studioso Emilio Cotarelo y Mori descrisse il celebre scrittore barocco Pedro Calderón de la Barca, nato il 17 gennaio 1600 a Madrid, con le seguenti parole: «Abituati a vedere nel ritratto di Calderón il sacerdote anziano e nelle sue opere la compostezza e la gravità dell’uomo maturo, ci risulta difficile immaginarlo giovane, spensierato e duellante, e, insomma, una persona la cui gioventù fu tra le più sregolate e burrascose». In effetti, da giovane Calderón de la Barca visse in prima persona un "evento tragico" che portò alla morte di un certo Nicolás Velasco, figlio di un servitore del duca di Frías, di cui furono accusati lo stesso Calderón e i suoi fratelli.Come se non bastasse, in un altro episodio, più simile a un’avventura di romanzi di cappa e spada, Calderón fu coinvolto in una rissa di strada in cui uno dei suoi fratelli rimase ferito. Senza perdersi d’animo, vedendo che il suo aggressore si era rifugiato in un convento, Calderón vi fece irruzione, ignorando ogni protocollo religioso riguardante la clausura. Accompagnato da vari vicini, ministri della giustizia e altri commedianti, nella furiosa ricerca del suo avversario sembra che non si comportò con il dovuto rispetto verso le monache, tra cui si trovava suor Marcela de San Félix, figlia di Lope de Vega.Calderón de la Barca visse in prima persona un "evento tragico" che portò alla morte di un certo Nicolás Velasco, figlio di un servitore del duca di Frías, di cui furono accusati lo stesso Calderón e i suoi fratelliLo spirito del BaroccoNel XVII secolo la vita e l’opera di Pedro Calderón de la Barca si diffusero in tutta la Spagna. Nelle sue opere, il drammaturgo rifletteva lo spirito dell’uomo barocco, che ritrasse non come un essere inquieto ed emotivo, ma in modo pacato ed equilibrato. Calderón non smise mai di scrivere, giorno e notte, e grazie a ciò ci sono pervenuti centinaia di sonetti e commedie, oltre a romanzi, epopee e novelle nate dal suo intelletto privilegiato. Alcune delle sue creazioni più emblematiche – come La vita è sogno, Il sindaco di Zalamea, Il mago dei prodigi, Il principe costante o La dama fantasma – sono universalmente conosciute e sono entrate a far parte del repertorio delle grandi opere della letteratura universale.Nel XVII secolo la vita e l’opera di Pedro Calderón de la Barca si diffusero in tutta la Spagna. Nelle sue opere, il drammaturgo rifletteva lo spirito dell’uomo barocco, che ritrasse non come un essere inquieto ed emotivo, ma in modo pacato ed equilibratoOpere emblematicheLa vita è sogno, forse la sua opera più conosciuta, si distingue per la sua riflessione filosofica sulla vita. Spicca l’uso della scenografia per mettere in contrasto idee contrapposte e l’importanza che l’autore attribuisce alla civiltà sopra la barbarie. L’opera è scritta in versi e si divide in tre atti. L’argomento è il seguente: Basilio, re di Polonia, crede che suo figlio Sigismondo sia destinato a diventare un governante dispotico e crudele e che prima o poi gli sottrarrà il trono. Per questo decide di rinchiuderlo in una torre solitaria, dove Clotaldo, nobile e leale servitore di Basilio, lo tiene incatenato, costringendolo a vivere come un animale. Alla fine il padre, pensando di essersi forse sbagliato, decide di mettere alla prova Sigismondo e lo porta addormentato a palazzo, dove questi si sveglia trasformato in principe. A questo punto Sigismondo si dimostra arrogante, brutale e crudele, e quindi suo padre, il re Basilio, decide d'incarcerarlo di nuovo. Quando si risveglia, Sigismondo è convinto che tutto ciò che ha vissuto a corte non sia stato altro che un’illusione, proprio come lo è la vita stessa. Alla fine del drammatico secondo atto, Sigismondo riflette sulla vita e la morte:"Sogna il re di essere re, e vive con questo inganno governando, disponendo e comandando, e questo plauso che riceve, prestato, nel vento lo scrive, e in cenere lo trasforma la morte, disgrazia forte! Chi c’è che provi a regnare, vedendo che dovrà svegliarsi nel sogno della morte? Sogna il ricco nella sua ricchezza, che più preoccupazioni gli offre; sogna il povero che patisce la sua miseria e povertà; sogna chi cerca di elevarsi, sogna chi affanna e pretende, sogna chi offende e chi è offeso, e nel mondo, in conclusione, tutti sognano ciò che sono, ma nessuno lo capisce. Io sogno di essere qui in queste prigioni caricato, e sognai che in un altro stato più lusinghiero mi trovai. Cos’è la vita? Un’illusione. Cos’è la vita? Un’ombra, una finzione, e il maggior bene è piccolo: che tutta la vita è sogno, e i sogni, sogni sono".D’altro canto, la trama di un’altra delle sue opere più emblematiche, Il sindaco di Zalamea, si svolge in un villaggio dell’Estremadura chiamato Zalamea de la Serena, nel periodo della guerra di Restaurazione portoghese (1640-1668), quando militari spagnoli in procinto di entrare in combattimento attraversano questa località. È un dramma d’onore in cui Calderón contrappone la libertà dell’indivi

Gen 17, 2025 - 07:07
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Calderón de la Barca, il poeta del "Siglo de Oro"

Lo studioso Emilio Cotarelo y Mori descrisse il celebre scrittore barocco Pedro Calderón de la Barca, nato il 17 gennaio 1600 a Madrid, con le seguenti parole: «Abituati a vedere nel ritratto di Calderón il sacerdote anziano e nelle sue opere la compostezza e la gravità dell’uomo maturo, ci risulta difficile immaginarlo giovane, spensierato e duellante, e, insomma, una persona la cui gioventù fu tra le più sregolate e burrascose». In effetti, da giovane Calderón de la Barca visse in prima persona un "evento tragico" che portò alla morte di un certo Nicolás Velasco, figlio di un servitore del duca di Frías, di cui furono accusati lo stesso Calderón e i suoi fratelli.Pedro Calderón de la Barca fu un drammaturgo, poeta e scrittore del "Siglo de Oro" spagnolo

Come se non bastasse, in un altro episodio, più simile a un’avventura di romanzi di cappa e spada, Calderón fu coinvolto in una rissa di strada in cui uno dei suoi fratelli rimase ferito. Senza perdersi d’animo, vedendo che il suo aggressore si era rifugiato in un convento, Calderón vi fece irruzione, ignorando ogni protocollo religioso riguardante la clausura. Accompagnato da vari vicini, ministri della giustizia e altri commedianti, nella furiosa ricerca del suo avversario sembra che non si comportò con il dovuto rispetto verso le monache, tra cui si trovava suor Marcela de San Félix, figlia di Lope de Vega.

Calderón de la Barca visse in prima persona un "evento tragico" che portò alla morte di un certo Nicolás Velasco, figlio di un servitore del duca di Frías, di cui furono accusati lo stesso Calderón e i suoi fratelli

Lo spirito del Barocco

Nel XVII secolo la vita e l’opera di Pedro Calderón de la Barca si diffusero in tutta la Spagna. Nelle sue opere, il drammaturgo rifletteva lo spirito dell’uomo barocco, che ritrasse non come un essere inquieto ed emotivo, ma in modo pacato ed equilibrato. Calderón non smise mai di scrivere, giorno e notte, e grazie a ciò ci sono pervenuti centinaia di sonetti e commedie, oltre a romanzi, epopee e novelle nate dal suo intelletto privilegiato. Alcune delle sue creazioni più emblematiche – come La vita è sogno, Il sindaco di Zalamea, Il mago dei prodigi, Il principe costante o La dama fantasma – sono universalmente conosciute e sono entrate a far parte del repertorio delle grandi opere della letteratura universale.

Nel XVII secolo la vita e l’opera di Pedro Calderón de la Barca si diffusero in tutta la Spagna. Nelle sue opere, il drammaturgo rifletteva lo spirito dell’uomo barocco, che ritrasse non come un essere inquieto ed emotivo, ma in modo pacato ed equilibrato

Opere emblematiche

La vita è sogno, forse la sua opera più conosciuta, si distingue per la sua riflessione filosofica sulla vita. Spicca l’uso della scenografia per mettere in contrasto idee contrapposte e l’importanza che l’autore attribuisce alla civiltà sopra la barbarie. L’opera è scritta in versi e si divide in tre atti. L’argomento è il seguente: Basilio, re di Polonia, crede che suo figlio Sigismondo sia destinato a diventare un governante dispotico e crudele e che prima o poi gli sottrarrà il trono. Per questo decide di rinchiuderlo in una torre solitaria, dove Clotaldo, nobile e leale servitore di Basilio, lo tiene incatenato, costringendolo a vivere come un animale. Alla fine il padre, pensando di essersi forse sbagliato, decide di mettere alla prova Sigismondo e lo porta addormentato a palazzo, dove questi si sveglia trasformato in principe. A questo punto Sigismondo si dimostra arrogante, brutale e crudele, e quindi suo padre, il re Basilio, decide d'incarcerarlo di nuovo. Quando si risveglia, Sigismondo è convinto che tutto ciò che ha vissuto a corte non sia stato altro che un’illusione, proprio come lo è la vita stessa. Alla fine del drammatico secondo atto, Sigismondo riflette sulla vita e la morte:

"Sogna il re di essere re, e vive
con questo inganno governando,
disponendo e comandando,
e questo plauso che riceve,
prestato, nel vento lo scrive,
e in cenere lo trasforma
la morte, disgrazia forte!
Chi c’è che provi a regnare,
vedendo che dovrà svegliarsi
nel sogno della morte?
Sogna il ricco nella sua ricchezza,
che più preoccupazioni gli offre;
sogna il povero che patisce
la sua miseria e povertà;
sogna chi cerca di elevarsi,
sogna chi affanna e pretende,
sogna chi offende e chi è offeso,
e nel mondo, in conclusione,
tutti sognano ciò che sono,
ma nessuno lo capisce.
Io sogno di essere qui
in queste prigioni caricato,
e sognai che in un altro stato
più lusinghiero mi trovai.
Cos’è la vita? Un’illusione.
Cos’è la vita? Un’ombra,
una finzione,
e il maggior bene è piccolo:
che tutta la vita è sogno,
e i sogni, sogni sono".
"La vita è sogno", quadro del pittore barocco Antonio de Pereda

D’altro canto, la trama di un’altra delle sue opere più emblematiche, Il sindaco di Zalamea, si svolge in un villaggio dell’Estremadura chiamato Zalamea de la Serena, nel periodo della guerra di Restaurazione portoghese (1640-1668), quando militari spagnoli in procinto di entrare in combattimento attraversano questa località. È un dramma d’onore in cui Calderón contrappone la libertà dell’individuo al potere e allo stato. Nell’opera, un contadino chiamato Pedro Crespo accoglie nella sua casa il capitano don Álvaro Ataid, che rapisce e violenta la bellissima figlia di don Pedro. Quando quest’ultimo lo scopre, cerca di porre rimedio offrendo beni al capitano affinché sposi sua figlia, ma il militare rifiuta a causa della sua classe sociale inferiore. Di fronte a tale affronto alla sua famiglia, Pedro Crespo viene eletto dal villaggio nuovo sindaco di Zalamea e, nonostante non abbia giurisdizione sul militare, lo arresta, lo giudica e lo fa giustiziare mediante garrota. La trama si risolve quando il re Filippo ratifica la decisione del sindaco e, inoltre, lo premia nominandolo sindaco perpetuo di Zalamea.

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La scomparsa di una leggenda

Una curiosa leggenda nata intorno a Calderón de la Barca racconta che, alla nascita, sembrava morto e fu immerso in un calderone di acqua calda. Quando il neonato entrò in contatto con l’acqua ad alta temperatura, lanciò i suoi primi vagiti. La sua vita fu segnata da episodi degni di un’opera teatrale, come quando ricevette una coltellata nel tumulto che si creò durante la prova di una delle sue commedie.Manoscritto autografo di "Il mado dei prodigi", 1637

Il grande drammaturgo morì il 25 maggio 1681, lasciando incompiuto un "auto sacramental" (un'opera di genere drammatico): La divina Filotea. Fu sepolto il 27 maggio nella chiesa di San Salvador. Ma nemmeno la morte gli diede pace. I resti di Calderón de la Barca non trovarono riposo neppure dopo il suo decesso: furono sottoposti a sei sepolture e altrettante esumazioni. Ciò accadde perché, all’epoca, le autorità, gli enti o le confraternite avevano facoltà di occuparsi dei resti di personaggi celebri, così come delle riforme nei luoghi destinati a ospitarli.

La sua vita fu segnata da episodi degni di un’opera teatrale, come quando ricevette una coltellata nel tumulto che si creò durante la prova di una delle sue commedie

Infine, nel 1936, i resti di Calderón de la Barca si persero per sempre. Dal 1902 erano sepolti nella chiesa madrilena di Nostra Signora dei Dolori, dove oggi una targa recita: «Calderón de la Barca, cappellano maggiore della congregazione di San Pietro apostolo, 1666. I suoi resti mortali, qui depositati, scomparvero nell’incendio e saccheggio del 1936».

La sua scomparsa diede origine a due teorie: la prima sostiene che i resti furono nascosti in un altro luogo del tempio per evitare saccheggi e che, quando la chiesa prese fuoco, il corpo bruciò con l’edificio; la seconda ipotizza che fu il parroco stesso a trasferire il cadavere del celebre scrittore in un altro luogo e che, alla sua morte, portò con sé il segreto della destinazione finale delle ossa di Calderón de la Barca."Il sindaco di Zalamea", dettaglio del monumento a Calderón a Madrid (Joan Figueras Vila, 1878)

Qualunque sia la verità, e ovunque si trovino i resti del drammaturgo, nel suo testamento l’autore dichiarò quanto segue: «Dispongano la mia sepoltura, lasciandomi scoperto, nel caso meritassi di soddisfare in parte le pubbliche vanità della mia vita mal vissuta».

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