67 casi di pedofilia in 60 anni: il dossier shock che rivela l’orrore della Chiesa in Alto Adige
Pedofilia negli ambienti della Chiesa. È la triste notizia che non vorremmo mai ricevere, perché proveniente da quel pezzo di società che – almeno nell’immaginario collettivo – più di tutte dovrebbe proteggere e fare da rifugio. E invece, con scadenza quasi regolare, emergono di tanto in tanto dettagli raccapriccianti, anche dopo decenni. È il caso...
Pedofilia negli ambienti della Chiesa. È la triste notizia che non vorremmo mai ricevere, perché proveniente da quel pezzo di società che – almeno nell’immaginario collettivo – più di tutte dovrebbe proteggere e fare da rifugio.
E invece, con scadenza quasi regolare, emergono di tanto in tanto dettagli raccapriccianti, anche dopo decenni. È il caso ultimo della diocesi di Bolzano e Bressanone, che ha finalmente scoperchiato una serie infinita di abusi sessuali commessi su minori negli ultimi 60 anni dai suoi preti (pedofili).
Leggi anche: Il terribile esperimento Kentler, che ha condannato i bambini alla pedofilia per 30 anni
60 anni, più di mezzo secolo in cui in quelle parrocchie le bambine e i bambini ci andavano sì, ma per essere abusati e violentati.
Cosa è accaduto
A presentare in questi giorni una perizia indipendente – un rapporto di oltre 600 pagine – sono stati gli avvocati dello studio legale Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera, che hanno esaminato abusi sessuali su minori e su adulti vulnerabili nell’ambito della Diocesi di Bolzano-Bressanone dal 1964 al 2023.
I casi accertati dalle indagini 67 nella chiesa altoatesina tra il 1963 e il 2023 e riguardano 24 sacerdoti e 59 vittime. L’età media dei preti è tra i 28 e 35 anni, mentre quella delle vittime si aggira tra gli 8 e i 14 anni, poco più del 50% di sesso femminile.
Ogni caso di abuso è uno di troppo – commenta il vescovo della diocesi di Bolzano Bressanone, Ivo Muser. La mia speranza e la mia profonda convinzione è che questo sia il primo passo di un cammino che faccia della Chiesa un luogo sicuro per bambini, giovani ed adulti vulnerabili. Questo tema colpisce fortemente ed è legato a un forte senso di vergogna. “Serve il coraggio di guardare – ha proseguito il vescovo – tutto è iniziato con il mio consenso ad aprire tutti gli archivi della nostra diocesi e a permettere di prendere visione di tutte le fonti e tutti gli atti. Mi metto consapevolmente dalla parte delle vittime.
I casi sono. ovviamente, tutti anonimi, ma sono spietati e fanno riflettere. Il “caso numero 5” riguarda un sacerdote che nei primi anni 60 ha compiuto un primo abuso ed è stato trasferito, poi un altro abuso e nuovamente trasferito, e così ancora per 50 anni: solo nel 2010 è stato allontanato dall’attività pastorale. Il “caso numero 15” è quello di un sacerdote che, nonostante le proteste dei fedeli, ha celebrato i funerali di un suicida, che era stata una sua presunta vittima di abusi.
Va rilevato, tuttavia, che questi fatti erano noti ai vertici diocesani, per la gran parte (43%), già prima del 2010 e che la teoria degli “autori isolati” o “delle pecore nere” frequentemente sostenuta, soprattutto prima del 2010, ma in parte ancora oggi, non ha mai avuto sostanza, concludono i relatori.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Leggi anche:
Qual è la tua reazione?